12 novembre 2016

lo sport e la disabilità

Lo sport: mezzo privilegiato nell'integrazione sociale del diversamente abile. Un'indagine esplorativa
Il presente lavoro di tesi nasce per  lo scopo di approfondire i benefici fisici e relazionali che l'attività sportiva può avere per le persone diversamente abili. Il lavoro è composto da quattro capitoli: i primi tre approfondiscono il tema dello sport e della disabilità, nonché dell'integrazione del disabile, sia dal punto di vista storico-legislativo che sociale; l'ultimo capitolo invece è dedicata all'analisi dell'indagine esplorativa condotta sul tema dell'integrazione del disabile attraverso lo sport.
In particolare nel primo capitolo è affrontato il tema dello sport, dalle origini del termine fino alla nascita dello sport moderno, senza dimenticare il ruolo sociale che ha assunto oggi lo sport, fenomeno massivo e sempre più complesso.
Il secondo capitolo è invece dedicato al concetto di disabilità, e ne descrive l'evoluzione nel tempo, partendo dall'accezione negativa assunta dal termine in passato, fino alla "rivoluzione" dell' ICF e del paradigma bio-psico-sociale.
Il capitolo tre mostra come nel tempo si sia evoluto il concetto di integrazione, e come esso sia legato al processo di costruzione identitaria. Inoltre il capitolo evidenzia, attraverso l'analisi di diverse teorie, l'importanza che assume lo sport nel processo d'integrazione sociale di una persona, soprattutto se disabile.
Per quanto riguarda l'indagine essa è stata condotta tramite la somministrazione di un questionario, ad un campione di disabili che praticano regolarmente sport. Tale indagine, a carattere esplorativo, nasce dall'esperienza personale, e vuole dimostrare, anche se limitatamente al campione scelto, l'esistenza di un riscontro pratico delle teorie esposte. L'ultimo capitolo è stato dunque dedicato alla descrizione dell'indagine e all'analisi dei dati raccolti. Tali dati mostrano che esistono, in effetti, riscontri pratici delle teorie esposte, cioè l'analisi conferma che lo sport può a tutti gli effetti considerarsi mezzo d'integrazione della persona diversamente abile.

Lo sport: mezzo privilegiato nell'integrazione sociale del diversamente abile. Un'indagine esplorativa di Rita Fusco
L'integrazione sociale è un elemento fondamentale, nonché il risultato, del corretto sviluppo dell'identità e dell'autostima; essa va promossa e realizzata sia all'interno delle relazioni primarie, che delle secondarie, per cui il livello di integrazione delle persone disabili può essere individuato anche attraverso la valutazione del grado di partecipazione attiva alla vita sociale. Particolarmente significativa risulta a tale proposito l'analisi della pratica di attività sportive a livello sia agonistico sia amatoriale, infatti lo sport può considerarsi un mezzo privilegiato d'integrazione: vediamo il perché.
Le attività sportive afferiscono alla macroarea delle attività ricreative, dunque sono attività libere nella loro iniziativa, non obbligate dall'esterno, caratterizzate dal senso di benessere e di piacere che contribuiscono a creare; inoltre esse sono spesso praticate nel tempo libero, che, in questo modo diventa un tempo significativo per la qualità della vita di chi vi prende parte.
Il disabile si trova, nel corso della sua esperienza, a far fronte a numerose difficoltà sia a livello dell'autonomia personale sia di quello della socio-affettività. Grazie all'attività sportiva si agisce sulle abilità individuali, favorendo lo sviluppo delle capacità innate e l'acquisizione di nuove e diverse abilità; attraverso lo sport la persona disabile può mettersi in gioco e sperimentarsi, imparare a controllare il proprio corpo, sviluppare il senso di autoconsapevolezza e la fiducia nelle proprie capacità, scoprire di avere abilità inaspettate e fare l'esperienza della self-efficacy: questi, tutti elementi che contribuiscono allo sviluppo dell'autostima e di una positiva percezione del sé.
Oltre all'autostima, la pratica sportiva contribuisce anche a formare e rafforzare il senso d'identità, infatti, abbiamo detto come l'identità sia fortemente correlata al come la persona percepisce sé stessa, per cui lo sport, migliorando lo schema corporeo, le capacità coordinative e la consapevolezza della propria corporeità «concorre in larga misura alla formazione del senso d'identità».
Dal punto di vista dei rapporti sociali, indubbiamente la fiducia in sé e una positiva identità personale giocano un ruolo importante, ma lo sport non contribuisce solo in questo. Lo sport, essendo caratterizzato da competizione e regole (cfr cap. 1), concorre anche a migliorare le capacità di interagire con gli altri. Qualcuno potrebbe obiettare che una situazione di competizione, in cui l'azione sia rigidamente scandita da un regolamento, potrebbe essere un elemento di esclusione per il disabile, in quanto le regole potrebbero essere intese come un ulteriore limite che andrebbe ad aggiungersi a quelli conseguenti la disabilità, e l'eventuale sconfitta sportiva potrebbe essere percepita come sconfitta personale spingendo il disabile a chiudersi maggiormente in sé : niente di più sbagliato.
Innanzitutto il soggetto che pratica sport è parte di un gruppo, una squadra, e questo, nella società odierna è simbolo di uno stile di vita totalmente "sociale"; in secondo luogo, l'attività sportiva permette alla persona di incanalare tutte le tensioni interne in manifestazioni motorie socialmente accettabili, e quindi riuscire ad inserirsi in gruppi da cui altrimenti sarebbe esculsa. E ancora, lo sportivo deve "mettere in gioco" sia le proprie componenti prestazionali, sia quelle di ordine relazionale, dovendosi rapportare agli altri giocatori secondo dei parametri tecnici ben definiti quali le regole e gli schemi del gioco: prepararsi alla gara e parteciparvi, diventa un rituale, caratterizzato da un particolare abbigliamento, dalle regole, dai tempi di allenamento e di gara, un rituale che rende lo sport «una forma di comportamento standardizzato che ha come scopo quello di affermare la solidarietà e la coesione del gruppo sociale, attraverso modalità regolamentate».
La regola dunque non è un elemento limitante la persona, ma un fattore indispensabile per meglio gestire le proprie energie e instaurare sane relazioni sociali. [...]

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